«Per questo mi chiamo Francesco”: come Francesco da Assisi. Francesco «uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una
relazione non tanto buona col Creato…».
L’idea mi è venuta dal cardinale brasiliano Claudio Hummes, «mio grande amico». «Quando è stato raggiunto il quorum dei due terzi, è scattato l’applauso. Claudio mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non dimenticarti dei poveri”. Allora ho pensato alla povertà. Alle guerre. A San Francesco di Assisi. E ho deciso di chiamarmi come lui.
“Fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso! Avete pensato alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Ci comprende ci attende, non si
stanca di perdonarci, se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito”.
“Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene la misericordia di Dio, questo padre misericordioso che ha tanta pazienza. Il profeta Isaia ricorda che se anche i nostri peccati fossero rossi come scarlatti, l’amore di
Dio li renderà bianchi come la neve”.
“Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare…” il Papa si ferma e coingiunge così le mani. Poi indica il proprio petto: “Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”.
Papa Francesco racconta come i concetti di perdono, pazienza e misericordia si traducano in vita vera, tramite l’episodio dell’incontro con una donna anziana, nel ’92 a Buenos Aires, appena divenuto Vescovo, al termine di una grande messa per gli ammalati, in occasione
della Madonna di Fatima. “Era una donna anziana, umile, molto umile, ultreaottantenne. Gli ho detto nonna…. Da noi si dice così alle persone anziane. Nonna vuole confessarsi?” Papa Francesco ricorda la conversazione in cui l’anziana donna chiede il perdono per i suoi peccati, anche se questi evidentemente non potevano essere gravi. “Tutti abbiamo peccati, mi ha detto l’anziana. Ha paura che il Signore non perdona? Gli ho chiesto; e lei mi ha risposto, sicura: il Signore perdona tutto. Come lo sa, lei signora? Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo – Papa Francesco lascia una pausa di qualche secondo – … non
esisterebbe” Qui Papa Bergoglio si accalora: “E io ho sentito una voglia di domandarle: mi dica signora, lei ha studiato alla Gregoriana? Perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo, la sapienza interiore verso la misericordia di Dio. Dio mai si stanca di perdonarci, mi ha risposto, il problema è che noi delle volte ci stanchiamo di chiedere perdono”. Così il
Pontefice cita una sua anziana e umile fedele per esortare il suo gregge:
” Non ci stanchiamo mai di chiedere perdono, non ci stanchiamo mai. Lui è il padre amoroso, che ha il cuore di misericordia per perdonare tutti noi e anche noi impariamo a essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna, che ha avuto nelle sue braccia la misericordia di Dio fatta uomo” .
“L’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita”. Questo uno dei passaggi dell’omelia di Papa
Francesco che torna più volte sul valore e il significato della parola ‘custodire’. “Custodire – afferma – vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! E qui aggiungo, allora,
un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza”
«La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san
Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo»
«Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, e a tutti gli uomini di buona volontà: dobbiamo essere custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell’altro e dell’ambiente».
«Il vero potere, anche quello del Vescovo di Roma, è il servizio, soprattutto
dei più deboli e dei più poveri».
“Il ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, comporta anche un potere, ma il vero potere è il servizio e anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio e “accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato e in carcere”. Poi il consueto saluto e il consueto appello al popolo dei fedeli: “Pregate per me”.
Camminare in Cristo, edificare la Chiesa, confessare Gesù con la sua croce. “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio” e “quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore”
“Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia abbiamo il coraggio – proprio il coraggio – di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare,
confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia Salutando i rappresentanti di altre religioni, Papa Francesco si è rivolto in particolare ai musulmani: “Apprezzo molto la vostra presenza: in essa vedo un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell’umanità”.
La Chiesa cattolica – ha spiegato il Pontefice – è consapevole dell’importanza del dialogo interreligioso: “La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza che ha la promozione
dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose; questo voglio ripeterlo: promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose. (…) Essa è ugualmente consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace”.
Ma soprattutto si deve tenere viva nel mondo “la sete dell’Assoluto”…
“…non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo”.
Il Papa ha ricordato, infine, il valore di testimoniare “l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo”: