L’obbedienza e la storia
Il vescovo Guido è quello della nota vicenda della restituzione di ogni bene da parte di Francesco al padre Pietro di Bernardone, spogliandosi in pubblico. Ricostruzioni storiche lasciano immaginare un rapporto tra il penitente Francesco e il vescovo di Assisi, che va oltre la formale relazione tra capo ufficiale della Chiesa assisiate e religioso. Sembra che Guido sia tra i cardini del principio francescano dell’obbedienza. Nonostante le accuse di ‘eresia’ mosse nei confronti dei primi nuclei dei frati, Francesco, volle e pretese proprio dai suoi amici di non indietreggiare mai dall’obbedienza e dal servizio alla Sacra Romana Chiesa. Obbedienza comunque e a tutti i costi. Anche tra i primi frati c’era chi invitava comunque a valutare l’opzione di un percorso religioso autonomo, fuori dalla Chiesa. Ma Francesco doveva edificare una chiesa nuova dal suo interno e non diversamente. Era la sua missione affidatagli dal crocifisso di San Damiano: «Va e ripara la mia casa». Il vescovo Guido «fu coinvolto nelle prime vicende dell’esperienza religiosa di Francesco d’Assisi – è quanto riporta l’enciclopedia Treccani -. L’unico episodio della vita di Francesco che certamente rientra nel periodo del pontificato di Guido è la rinuncia ai beni paterni. Nel gennaio o febbraio 1206 Pietro di Bernardone condusse il figlio davanti al vescovo (l’unica autorità che Francesco riconosceva) per riavere le proprie sostanze. Rispecchia bene la preparazione canonistica di Guido il consiglio che egli diede a Francesco di rinunciare ai beni paterni per non destinare a finalità religiose il denaro che il padre, mercante, aveva guadagnato illecitamente. Quando Francesco si spogliò davanti a tutti in segno di rinuncia all’eredità, Guido. lo abbracciò e lo rivestì del suo pallio. Dopo quell’episodio, di contro alla generale ostilità dell’ambiente cittadino verso Francesco, gli accordò favore e protezione, incontrandosi spesso con lui e consigliandolo. Le fonti agiografiche, tutte concordi nel definire Guido come uomo pio e saggio, sembrano suggerire che egli maturò una sempre più profonda percezione della novità spirituale dell’esperienza di Francesco. Questi, dal canto suo, rivelava che proprio il rapporto privilegiato instaurato con Guido gli instillò il rispetto per l’autorità ecclesiastica. Quando Francesco nella primavera del 1209 o 1210 decise di presentarsi davanti a Innocenzo III per sottoporgli la sua nuova forma di vita, G. si trovava a Roma e gli offrì il suo aiuto per entrare in Curia, ove godeva di notevoli appoggi, procurandogli la mediazione del cardinale Giovanni di S. Paolo, che introdusse i penitenti assisani al cospetto del pontefice».