Nella giornata in cui la Chiesa celebrava la festa di tutti i Santi dell’Ordine francescano, si è tenuta a Greccio la cerimonia per l’annuncio dell’VIII Centenario francescano 2023-2026, iniziativa che ha tracciato la via per la celebrazione di cinque importanti anniversari: gli 800 anni dalla redazione della Regola Bollata e dall’invenzione del primo presepe di Greccio (2023), dalle stimmate di S. Francesco (2024), dalla composizione del Cantico delle Creature (2025), dalla morte del Poverello (2026). Proprio in vista di questi appuntamenti, i rappresentanti delle famiglie francescane e i vescovi delle diocesi di Rieti, Arezzo e Assisi, riuniti nel santuario di Greccio, hanno dato vita al Coordinamento ecclesiale a cui affidare l’organizzazione di tali eventi. Presente all’evento la consigliera nazionale OFS Stefania Marinetti.
“Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini. Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca” .
“Voleva che in questo giorno i poveri e i mendicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. “Se potrò parlare all’imperatore — diceva — lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza”.
“Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata in quel giorno la Vergine poverella. Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina”.
Fonti Francescane, Celano
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