Le lettere scritte da S. Francesco sono una decina. In esse emerge la spiritualità e la sensibilità fraterna della vita del Santo, la sua dimensione apostolica e la coerenza di vita oltre che la preoccupazione per la salvezza delle anime dei fratelli.
La critica data questi scritti tra il 1215 ( prima lettera ai fedeli) e l’ultimo anno della vita di Francesco (1226).
Al primo posto si è soliti porre la “LETTERA AI FEDELI” in due recensioni: la più antica si configura come un semplice e chiarissimo programma di vita penitenziale per quanti vogliono vivere evangelicamente nel mondo, tant’è che la Chiesa Cattolica la considera ufficialmente come la prima regola data da Francesco ai Terziari e la pone come premessa alla nuova Regola dell’O.F.S. . La seconda riprende i temi della prima alla luce del Memoriale Propositi dato dalla Chiesa come prima Regola ufficiale per la vita in fraternità dei laici francescani dell’
Prima Lettera a tutti i fedeli
(ESORTAZIONE AI FRATELLI E ALLE SORELLE DELLA PENITENZA)
«Nel nome del Signore!
CAPITOLO I – Di coloro che fanno penitenza
Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza (cf. Mc. 12,30) e amano i loro prossimi come se stessi (cf. Mt. 22,39), e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza (cf. Lc. 3,8):
Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore (cf. Is. 11,2) e farà presso di loro la sua abitazione e dimora (cf. Gv. 14,23); e sono figli del Padre celeste (cf. Mt. 5,45), del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri (cf. Mt. 12,50) del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt. 12,50). Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio (cf. Mt. 5,16).
Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre!
Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita (cf. Gv. 10,15) per le sue pecore, e pregò il Padre dicendo: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome (cf. Gv. 17,11)), coloro che mi hai dato nel mondo; erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv. 17,6). E le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte ed hanno creduto veramente che sono uscito da te, e hanno conosciuto che tu mi hai mandato (Gv. 17,8). Io prego per essi e non per il mondo (cf. Gv. 17,9). Benedicili e santificali! E per loro io santifico me stesso (cf. Gv. 17,17 – 17,19). Non prego soltanto per loro, ma anche per coloro che crederanno in me per la loro parola (Gv. 17,20), perché siano santificati nell’unità (cf. Gv. 17,23) come lo siamo anche noi (Gv. 17,11). E voglio, Padre, che dove sono io, siano anch’essi con me, affinché contemplino la mia gloria (Gv. 17,24), nel tuo regno” (Mt. 20,21). Amen.
CAPITOLO II – Di coloro che non fanno penitenza
Tutti quelli e quelle, invece, che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e si abbandonano ai vizi e ai peccati e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della loro carne, e non osservano quelle cose che hanno promesso al Signore, e servono con il proprio corpo al mondo, agli istinti carnali e alle sollecitudini del mondo e alle preoccupazioni di questa vita: costoro sono prigionieri del diavolo, del quale sono figli e fanno le opere (cf. GV. 8,41); sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. Non hanno la sapienza spirituale, poiché non posseggono il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre; di loro è detto: “La loro sapienza è stata ingoiata” (Sal. 106,27), e: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal. 118,21). Essi vedono e riconoscono, sanno e fanno ciò che è male, e consapevolmente perdono la loro anima.
Vedete, o ciechi, ingannati dai vostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è cosa dolce fare il peccato e cosa amara sottoporsi a servire Dio, poiché tutti i vizi e i peccati escono e procedono dal cuore degli uomini (cf. Mc. 7,21; Mt. 15,19), come dice il Signore nel Vangelo. E non avete niente in questo mondo e neppure nell’altro. E credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora (cf. Mt. 24,44; 25, 13) alla quale non pensate, non sapete e ignorate. Il corpo si ammala, la morte si avvicina e così si muore di amara morte.
E in qualsiasi luogo, tempo e modo l’uomo muore in peccato mortale, senza aver fatto penitenza e dato soddisfazione, se poteva darla e non lo ha fatto, il diavolo rapisce l’anima di lui dal suo corpo, con una angoscia e tribolazione così grande, che nessuno può sapere se non colui che la prova.
E tutti i talenti e il potere e la scienza e sapienza (cf. 2Cr. 1,12), che credevano di possedere, sarà loro tolta (cf. Lc. 8,18; Mc. 4,25). E lasciano tutto ai parenti e agli amici. Ed ecco, questi si sono già preso e spartito tra loro il patrimonio di lui, e poi hanno detto: “Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci di più e procurarsi di più di quanto si è procurato!”. I vermi mangiano il cadavere, e così hanno perduto il corpo e l’anima in questa breve vita e andranno all’inferno, dove saranno tormentati eternamente (cf. Lc. 18,24).
Tutti coloro ai quali perverrà questa lettera, li preghiamo, nella carità che è Dio (cf. Gv 4,16), che accolgano benignamente con divino amore queste fragranti parole del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo scritto. E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv. 6,64).
E coloro che non faranno questo, dovranno renderne ragione nel giorno del giudizio, davanti al tribunale (cf. Mt. 12,36; cf. Rm. 14,10) del Signore nostro Gesù Cristo».
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Dalla “Seconda Lettera ai fedeli”
di S. Francesco d’Assisi
“A tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, maschi e femmine, a tutti coloro che abitano nel mondo intero, frate Francesco, loro umile servo, ossequio rispettoso, pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore.
Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare a tutti le fragranti parole del mio Signore. Per cui, considerando che non posso visitare i singoli a causa della malattia e debolezza del mio corpo, ho proposto con la presente lettera e con questo messaggio, di riferire a voi le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63).
L’altissimo Padre annunciò che questo suo Verbo, così degno, così santo e così glorioso sarebbe venuto dal cielo, l’annunciò per mezzo del suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa Vergine Maria, dalla quale ricevette la carne della nostra fragile umanità (Cfr. Lc 1,31). Egli, essendo ricco (2Cor 8,9) più di ogni altra cosa, volle tuttavia scegliere insieme alla sua madre beatissima la povertà. E prossimo alla sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. E prendendo il calice disse: Questo è il mio sangue del nuovo testamento, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati (Mt 26,26-28; Lc 22,19-20; 1Cor 11,24-25). Poi, rivolto al Padre pregò dicendo: Padre, se è possibile, passi da me questo calice. E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Mt 26,39; Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: Padre, sia fatta la tua volontà, non come voglio io, ma come vuol tu (Mt 26, 39.). E la volontà del Padre fu tale che il suo figlio benedetto e glorioso, dato e nato per noi, offrisse se stesso cruentemente come sacrificio e come vittima sull’altare della croce, non per sé, per il quale tutte le cose sono state create (Gv 1,3), ma per i nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). E vuole che tutti siamo salvi per Lui, e che lo si riceva con cuore puro e corpo casto. Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere e vogliono essere salvati da Lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Mt 11,30).”
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Preghiera
Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre del mio cuore.
Dammi fede dritta, speranza certa, carità perfecta,senno e conoscenza,
perché adempia il tuo santo e verace comandamento.
Amen.